Quattro parole sante sulle intercettazioni


Paola Severino, neoministro della Giustizia del governo Monti, commenta su Repubblica intercettazioni e processo breve e pronuncia quattro paroline magiche: Non, Sono, Una e Priorità.

Questa mattina me ne stavo in un angolino sfogliando Repubblica un po’ assonnata, quando un taglio forse medio forse basso mi ha risvegliato all’improvviso. L’articolo parla di Paola Severino, neo ministro della Giustizia, non mi stancherò mai di ricordare il primo Guardasigilli donna nella storia della Repubblica italiana.

Quel che mi ha più colpito non è il titolo “Giustizia, svolta Severino “Basta leggi ad personam” e non è nemmeno il giallo su dove è finita la scrivania di Togliatti. Quel che mi ha fatto sorridere di gioia, sta un po’ più in giù, ad occhio e croce a metà dell’articolo di Liana Milella. Su intercettazioni, processi brevi e lunghi “poche parole dalla Severino: quelle norme NON SONO UNA PRIORITA’”. Squilli di trombe, ecco il segreto di Pulcinella.

Il neo ministro donna ci ridà speranza, fa un bel passo avanti e si scrolla di dosso mesi di polemiche e dibattiti più o meno utili. L’emergenza è un’altra, e sono i detenuti “in condizioni disumane” e lei punta a “riforme strutturali”. Brava. Che si fa le si crede? Staremo a vedere. Sempre in tema intercettazioni Il Fatto Quotidiano l’ha aspramente criticata, riprendendo alcuni editoriali da lei pubblicati sul Messaggero.

 Le intercettazioni telefoniche (Il Messaggero, 6 giugno 2008) hanno “rilevantissimo costo, pari al 33 per cento delle spese di giustizia” (falso). Inducono inoltre nei magistrati una “perdita di capacità nell’utilizzo di tecniche investigative tradizionali”. (…) E poi via con tutte le banalità sulle intercettazioni ripetute mille volte: invadono la vita privata, travolgono “qualunque forma di tutela della riservatezza”, vengono pubblicate “infrangendo il segreto investigativo”, fanno finire sui giornali “conversazioni del tutto prive di rilevanza penale”, nella “ricerca irrefrenabile di aspetti solo scandalistici in vicende giudiziarie”.

Ho tenatato di cercare on line gli editoriali incriminati, ma non ho trovato nulla se non un articolo su Panorama di Maurizio Tortorella, anche lui impegnato nella ricostruzione del Severino-pensiero sulle intercettazioni. Qui la versione integrale dell’articolo, qui sotto uno dei passaggi più significativi, tratto da un editoriale del Messaggero del 14 giugno 2006.

«La grande maggioranza dei magistrati considera il segreto delle indagini veramente inviolabile e quindi struttura i propri uffici, anche con una costante vigilanza sui collaboratori, in modo tale da renderli effettivamente blindati rispetto al pericolo di una fuga di notizia. Non si può negare, però, che esiste un ristretto numero di magistrati che abituandosi a considerare “normale” una continuità di rapporti con la stampa, tende poi ad allentare la rete di controlli sui propri uffici e da considerare quasi“inevitabile” la fuga di notizie segrete». (…)

Ma in ogni caso che alla Severino piacciano o no le intercettazioni, a quanto pare non è un problema nostro, perché quelle norme non sono una priorità. Un bel punto di partenza.

2 commenti

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2 risposte a “Quattro parole sante sulle intercettazioni

  1. dreand

    Se vuoi io ne ho trovati circa 70 di articoli della Severino dal 1998 a oggi!
    Comunque non mi è chiaro come la pensi o dove vuoi andare a parare.
    (Attenta che la giornalista di Repubblica è Liana Milella)

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